Approfondimenti

COP 16 sulla biodiversità: Progressi lenti e questioni in sospeso

Postato da
Fabrizia De Rosa

Pubblicato il
24 giugno 2025

La 16a Conferenza Mondiale sulla Biodiversità(COP16) tenutasi a Cali, in Colombia, si è conclusa con alcune importanti questioni ancora irrisolte e solo pochi progressi per le comunità indigene. La conferenza ha evidenziato quanto possano essere impegnativi i negoziati globali sulla biodiversità.

Un passo minimo per i diritti degli indigeni

È stato fatto un passo avanti per garantire una rappresentanza permanente ai popoli indigeni e alle comunità locali (IPLC) all’interno della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). Finora le voci indigene facevano parte di un gruppo di lavoro provvisorio e i sostenitori dovevano costantemente rinegoziare i loro mandati. Questo nuovo organismo permanente rappresenta un importante riconoscimento del ruolo che le comunità indigene svolgono nella conservazione della biodiversità. Come ha osservato Jennifer Corpuz dell’International Indigenous Forum on Biodiversity, il nuovo organismo “ci fa avanzare nella gerarchia”, fornendo a queste comunità una piattaforma più forte per influenzare le politiche che hanno un impatto diretto sulle loro terre e sui loro ecosistemi.

Istituzione di una tassa volontaria per l’utilizzo delle risorse genetiche

La COP16 ha visto anche l’approvazione di un quadro fiscale volontario finalizzato all’equa condivisione dei benefici derivanti dall’uso commerciale delle sequenze genetiche presenti in piante e animali. Il meccanismo, sancito dal cosiddetto “Fondo di Cali”, prevede che le grandi aziende di settori come quello farmaceutico e delle biotecnologie contribuiscano al fondo con lo 0,1% delle loro entrate (o l’1% dei profitti). Il fondo mira ad accumulare fino a 1 miliardo di euro all’anno, con la metà delle risorse generate destinate alle popolazioni indigene e alle comunità locali. Tuttavia, permangono delle difficoltà per quanto riguarda la natura volontaria di questi contributi, con critici come l’ONG Birdlife International che avvertono che senza contributi obbligatori, alcune aziende potrebbero eludere i loro obblighi.

Stallo dei finanziamenti e tensioni Nord-Sud

Mentre sono stati fatti alcuni piccoli progressi sui diritti degli indigeni e sulla condivisione delle risorse genetiche, la questione centrale del finanziamento della biodiversità non è stata risolta. I Paesi in via di sviluppo, guidati da Sudafrica e Zimbabwe, hanno chiesto la creazione di un fondo dedicato alla biodiversità per far fronte alla mancanza di fondi, stimata in 700 miliardi di dollari all’anno, necessaria per preservare la biodiversità globale. Hanno criticato i fondi esistenti perché eccessivamente burocratici e di difficile accesso, soprattutto per le nazioni più piccole e meno sviluppate.

Tuttavia, i paesi più ricchi, tra cui l’Unione Europea, il Canada e il Giappone, si sono opposti al nuovo fondo, sostenendo che potrebbe sottrarre risorse agli impegni finanziari esistenti. Il Ministro francese per la Transizione Ecologica, Agnès Pannier-Runacher, ha liquidato la proposta come una “distrazione politica”, scatenando ulteriori attriti tra le nazioni. Per molti rappresentanti del Sud globale, questa opposizione evidenzia i persistenti squilibri nella struttura di finanziamento ambientale globale, esacerbando la frustrazione per quello che percepiscono come un sostegno limitato ai loro sforzi di conservazione.

Disarmante indifferenza da parte delle delegazioni

La sessione finale della conferenza di sabato 2 novembre si è conclusa inaspettatamente quando la CBD delle Nazioni Unite ha dichiarato che il quorum non era più presente, poiché diverse delegazioni avevano già lasciato Cali. Questa conclusione prematura ha lasciato irrisolti molti punti chiave, tra cui una tabella di marcia completa per monitorare i progressi della biodiversità. Il portavoce di Panama si è lamentato di essere “l’ultimo rappresentante della mia delegazione”, cogliendo un senso più ampio di incompiutezza avvertito da molti partecipanti.

Il Ministro Muhamad, riconoscendo la tensione, ha dichiarato che l’assenza di una strategia finanziaria concordata è dovuta a “una mancanza di fiducia e comprensione tra gli Stati”. Il rappresentante del Burkina Faso, Moumouni Ouedraogo, ha fatto eco a questo sentimento, sottolineando che sebbene siano state raggiunte alcune pietre miliari, la conferenza si è conclusa con un senso palpabile di lavoro incompleto.

Conclusione

I dibattiti della COP16 hanno sottolineato il persistente divario tra le nazioni ricche e i paesi in via di sviluppo in materia di finanziamenti e responsabilità, un divario che probabilmente continuerà a influenzare i futuri negoziati ambientali, tra cui l’imminente COP29  sul clima a Baku.

La comunità della biodiversità si riunirà nuovamente per rivedere i punti irrisolti e garantire che i Paesi siano attrezzati per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati dal Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal. Il raggiungimento degli obiettivi per il 2030, che includono la conservazione del 30% delle terre emerse e degli oceani e l’eliminazione del gap finanziario annuale di 700 miliardi di dollari, rimane essenziale per proteggere gli ecosistemi globali.

In sintesi, pur raggiungendo obiettivi modesti per i diritti indigeni e la condivisione delle risorse, la COP16 sottolinea la necessità di impegni più forti ed equi per il finanziamento della biodiversità, impegniche i governi non sono chiaramente in grado di rispettare.

Se i governi non sono all’altezza, la speranza è che questo “lavoro incompiuto” ispiri il settore privato a farsi avanti. I crediti di carbonio o i crediti per la biodiversità non sono le uniche soluzioni, né sono perfette, ma al momento rappresentano il modo più efficiente e rapido per incanalare gli investimenti verso la natura.

Approfondimenti

Scopri storie, ricerche e aggiornamenti

Trappole per telecamere

16/09/2025

Trappola con telecamera: il Puma

This site is registered on wpml.org as a development site. Switch to a production site key to remove this banner.